L’importanza del tessuto mineralizzato: le ossa e i denti. prima parte
“Ogni uomo è costruttore di un tempio, chiamato il suo corpo, sacro al dio che egli onora, secondo uno stile puramente suo proprio, né egli può tralasciarlo martellando invece il marmo. Siamo tutti scultori e pittori, e il nostro materiale è la nostra stessa carne, il nostro sangue, le nostre ossa. Ogni nobiltà comincia subito a raffinare l’aspetto dell’uomo, ogni bassezza e sensualità cominciano subito ad abbruttirlo. “
Henry David Thoreau
Il corpo, considerato un tempio reso sacro dalle nobili e raffinate intenzioni del conoscitore, viene attenzionato con l’obiettivo di preservarne il benessere nel tempo. Tale intenzione viene ampiamente esposta nella tradizione orientale e nelle antiche tradizioni sapienziali, e perseguita con l’approccio medico e/o salutistico allopatico e complementare.
Questo straordinario veicolo necessita di un approccio analogo a quello della medicina di precisione: un’attenzione individualizzata che ne rispetti l’unicità e la complessità intrinseca, considerando l’interconnessione tra sistemi, apparati, organi, cellule, molecole ed elementi che ne costituiscono la materia.
L’osservazione dell’aspetto morfologico di un individuo, unitamente allo studio della costituzione fisica di base (somatotipi) derivante dall’analisi antropometrica, tiene conto dell’apparato scheletrico e muscolare, fornendo un modello di classificazione basato sulla predominanza delle tre componenti: ectomorfia, mesomorfia ed endomorfia.
Un concetto di fondamentale importanza, che pone particolare enfasi sulla specificità fisica, fisiologica e comportamentale di un individuo, è rappresentato dalla fenotipizzazione. Quest’ultima si riferisce all’espressione genetica di un soggetto e all’influenza dell’ambiente esterno e interno. Di conseguenza, il somatotipo va inteso in termini dinamici, soggetto a variazioni nel tempo in base, ad esempio, a fattori di stress ambientale (non solo esterni), a cambiamenti metabolici e a variazioni negli stili di vita.
Pertanto, lo scheletro non va considerato un semplice sistema di leve necessario per la locomozione, la protezione degli organi interni e il sostegno della dinamica respiratoria, bensì un apparato dinamico, soggetto a un continuo rimodellamento del tessuto osseo, riserva di minerali e importante sistema tampone, recentemente definito come un importante tessuto endocrino.
Gli osteoblasti, cellule responsabili della formazione dell’osso e del tessuto mineralizzato dei denti, producono una proteina di fondamentale importanza: l’osteocalcina (BGP, Gla-proteina ossea). Quest’ultima, una proteina non collagenosa composta da 49 aminoacidi e dipendente dalla vitamina K, svolge un ruolo cruciale nella mineralizzazione ossea, agendo come importante fattore di attrazione per il calcio e di interazione con l’idrossiapatite. L’osteocalcina regola inoltre il metabolismo fosfato-calcio, esercita un controllo sul metabolismo del glucosio attraverso l’effetto sulla secrezione dell’insulina, influenza la gluconeogenesi epatica, i livelli di testosterone, la risposta allo stress (stimolando la produzione di cortisolo da parte della ghiandola surrenale) e le funzioni cerebrali (aumentando il livello di attenzione alla base del meccanismo di risposta di attacco e fuga).
Un altro importante ormone prodotto sempre dagli osteoblasti e osteociti è l’FGF23, una proteina che controlla il metabolismo del fosfato.
L’FGF23 (fibroblast growth factor 23) riduce il riassorbimento renale del fosfato, favorendone l’escrezione urinaria e regolando così la concentrazione dei fosfati nel plasma. Similmente all’osteocalcina, rappresenta un importante marcatore nello studio del metabolismo fosfo-calcico. Il suo livello plasmatico è correlato a malattia renale cronica, forme di rachitismo per mutazioni geniche e patologie oncologiche. Inoltre, alti livelli di FGF23 sono correlati a insufficienza cardiaca, infarto miocardico e ictus.
Il mantenimento di un tessuto osseo sano nel corso dell’esistenza è di fondamentale importanza. Tra le patologie che interessano la struttura scheletrica con l’avanzare dell’età, l’osteoporosi assume un ruolo predominante. Tale condizione è caratterizzata da una ridotta massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura ossea, con conseguente incremento del rischio di frattura.
Le previsioni per il futuro indicano che il rischio di fratture dopo i 50 anni è di una donna su due e un uomo su quattro. Relativamente al tipo di frattura, quella del femore, la più frequente, presenta un andamento simile all’aumentare dell’età in entrambi i generi. Nello specifico, è in corso uno studio sulla relazione tra la frattura del femore e i livelli di osteocalcina, in particolare dopo la frattura stessa, per l’effetto definito delle “tre D”: depressione, delirio, demenza. Questo ormone, infatti, sembra influire sul network neuronale del soggetto.
Le proiezioni relative alle fratture (2017-2030) indicano l’Italia con una percentuale superiore al 22%, dato che merita un’attenta analisi.
Nonostante l’importanza del genotipo e del fenotipo, quale è, in generale, l’andamento della massa ossea nel corso della vita di un individuo?
Il picco di massa ossea si raggiunge tra i venti e i trent’anni, con un declino che inizia intorno ai quarant’anni. Tale declino interessa entrambi i sessi, ma risulta più significativo nelle donne al sopraggiungere della menopausa, fenomeno che coincide anche con una perdita di massa muscolare.
Questo assetto dovuto al processo di invecchiamento geneticamente ed epigeneticamente determinato può ulteriormente peggiorare se intervengono problematiche metaboliche, patologie invalidanti, stili di vita inadeguati, sedentarietà.
Anche nella parodontite, patologia che comporta una perdita di integrità del tessuto mineralizzato circostante il dente (oggi classificata in base allo stadio e al grado di progressione), alcuni studi evidenziano un aumento graduale della prevalenza con l’età. Tale aumento presenta una rapida crescita tra la terza e la quarta decade di vita, con un picco di incidenza intorno ai 38 anni. La valutazione dell’invecchiamento in relazione a questa malattia, che rappresenta la sesta al mondo per prevalenza, risulta tuttavia difficilmente proponibile a causa della necessità di uno studio longitudinale della durata di quarant’anni. Pertanto, gli studi sulla sua prevalenza all’interno di una o più popolazioni rappresentano la fonte di informazioni più accessibile in letteratura. Di particolare interesse sono gli studi che analizzano il legame tra menopausa e parodontite, rivelando una correlazione tra parodontite, osteoporosi in menopausa e postmenopausa, con un nesso indiretto rispetto all’età .
La commissione europea nel 2012 ha dichiarato che: “calcio, fosforo, manganese, zinco, Vit.D, Vit.K sono necessari per mantenere le ossa in condizioni normali.”
Nelle ragazze, la quantità di tessuto osseo accumulato tra gli 11 e i 13 anni è pari a quella persa nei 30 anni successivi alla menopausa. Si stima che un aumento del 10% del picco di massa ossea in questa fascia di età possa ridurre del 50% il rischio di fratture da osteoporosi negli adulti.
Relativamente al tessuto parodontale, gli studi dimostrano come l’infiammazione gengivale ricorrente, causata dall’accumulo di placca batterica, principale fattore etiologico della malattia, in giovane età predisponga a una maggiore suscettibilità alla parodontite e alla carie. Per quanto concerne il tessuto mineralizzato, un dente e un osso ben mineralizzati rappresentano, nel contesto di queste malattie a eziologia multifattoriale, uno degli aspetti cruciali da considerare nella valutazione del livello di rischio in fase di diagnosi e prognosi.
La prevenzione dovrebbe pertanto avere inizio in età molto precoce, a partire dall’infanzia e dalla prima adolescenza, promuovendo, per quanto concerne l’aspetto dietetico, il consumo di alimenti ricchi di calcio e di combinazioni alimentari che ne favoriscano l’assorbimento. È inoltre fondamentale adottare stili di vita che tutelino la componente mineralizzata dell’organismo, attraverso una dieta bilanciata e attenta al consumo di alimenti adeguati all’età, all’attività fisica e alla salute di ossa e denti.
Nei prossimi articoli analizzerò l’aspetto alimentare, preventivo e l’attività motoria in relazione all’approccio integrale dello yoga.
Dott. Sonda Alessandra, Igienista dentale