Conosciamoci Meglio
Ciao, sono Alessandra Sonda e sono un’insegnante di yoga. Ho iniziato a praticare yoga per affrontare alcuni problemi fisici e psicologici che sono emersi inaspettatamente dopo un evento traumatico. Questo mi ha fatto sentire immediatamente la mia fragilità, instabilità e le paure che avevo dentro di me, sia fisicamente che mentalmente e spiritualmente.
In un batter d’occhio, la mia vita ha preso una piega inaspettata, con le priorità ribaltate e le aspettative che non si sono realizzate.
All’epoca, ero una mamma di due bambini pieni di energia, che richiedevano tanto impegno e dedizione da parte mia. Volevo essere al massimo delle mie forze e capacità per loro.
Stavo già lavorando come professionista della salute, in libera professione, e stavo anche avanzando nella mia carriera e nei miei studi.
Proprio nel mio ambiente di lavoro originale, mi è stato consigliato di provare lo yoga per affrontare la situazione in cui mi trovavo. Così ho fatto.
C’era un problema fisico, la diagnosi era incerta, e le crisi acute si presentavano di tanto in tanto.
Non mi aspettavo miracoli dallo yoga, ma un’attenzione diversa a me stessa e al mondo che mi circondava.
Mi sono appassionata molto a questa disciplina e volevo conoscerla meglio. Ero curiosa di scoprire le sue origini, le basi filosofiche, e di approfondire le varie pratiche.
Non nascondo che la mia formazione umanistica ha sempre alimentato in me questi interessi per nuovi ambienti culturali, con le loro usanze e il loro approccio spirituale.
Da adolescente, ero un po’ “ribelle” e affascinata dall’Oriente, anche se allora era più che altro un diversivo e forse un modo per distinguermi dagli altri.
Possiedo una fotografia che mi ritrae in giovane età al mare, con un turbante di cotone in testa (un regalo della mia sorella maggiore, proveniente dalla Grecia), in una posizione di equilibrio da seduta piuttosto complessa, che da allora non ho più tentato di replicare. Forse l’avevo vista su qualche manuale e, per questo motivo e per qualche istante, mi ero convinta di essere una yogini.
Il grande interesse che nutrivo per lo yoga mi ha portata ad intraprendere un percorso di formazione conseguendo il diploma di Insegnante di Yoga presso la ISYCO (Istituto per lo studio dello Yoga e della cultura orientale), una Scuola di Hatha Yoga. La scelta di una scuola di formazione nello yoga della tradizione, tra i numerosi corsi disponibili, non è stata semplice. Anche in questa occasione, ho consultato chi inizialmente mi aveva suggerito la pratica di questa disciplina.
La presentazione della scuola di formazione e il colloquio con il suo fondatore hanno soddisfatto le mie aspettative, quindi ho iniziato la formazione triennale in Hatha Yoga, lo yoga della tradizione. Il percorso di studio si è rivelato più complesso del previsto e ha segnato l’inizio di una lenta maturazione. Gli insegnanti che ho avuto l’onore di conoscere mi hanno indicato una direzione e mi hanno resa consapevole dell’impegno assunto verso me stessa e gli altri, qualora avessi deciso di proseguire nel cammino della conoscenza. Era solo l’inizio di un’esperienza che dura tutta la vita e la supera.
La difficoltà si è manifestata durante gli esami finali del terzo anno. Uno di questi ha evidenziato la necessità di approfondire alcuni aspetti degli insegnamenti e di attendere la sessione di esami dell’anno successivo per ottenere il diploma di insegnante in Hatha Yoga.
Desidero esprimere la mia gratitudine, nonostante le difficoltà incontrate.
L’anno trascorso è stato caratterizzato da una pratica settimanale individuale costante e gratificante, guidata da un’insegnante attenta che mi ha spronato a impegnarmi profondamente nel mio percorso di crescita personale, talvolta con un rigore tipico dello stile di yoga da lei insegnato. Le sono profondamente grata per il suo contributo. Ho superato timori e incertezze, confrontandomi nuovamente con la paura che mi abitava a seguito di quegli eventi traumatici. Ho compiuto progressi, creando maggiore spazio rispetto a quelle paure che a volte ci pervadono. Naturalmente, questa esperienza ha rappresentato un’opportunità per approfondire le tecniche, integrandole con quelle apprese durante la formazione in Hatha Yoga.
In occasione dell’esame, al termine dell’anno accademico, una delle mie insegnanti, che ha ricoperto il ruolo di esaminatrice, ha rilevato con mia grande soddisfazione il cambiamento avvenuto.
Questa disciplina offre un’opportunità di apprendimento continua, con stimoli costanti in un ambito complesso e caratterizzato da nuovi approcci, talvolta condivisi.
Ho intrapreso il percorso formativo di “Yoga su Misura” come studente, seguendo la creatrice di questo metodo, la maestra Shanti Brancolini.
Dopo aver partecipato ai suoi corsi e seguito le sue dirette per un periodo significativo, ho acquisito competenze nel metodo attraverso un master annuale “Yoga su Misura”, approfondendo la tematica dell’integrazione dello yoga con i cicli naturali, giornalieri e con le diverse fasi della vita. Per sintetizzare questo metodo in una frase, potremmo affermare che “è lo yoga che si adatta al praticante e non viceversa”. Questo approccio si basa sullo yoga tradizionale, l’aṣṭāṅgayoga, le otto membra dello yoga, da non confondere con l’Ashtanga vinyasa yoga, uno stile di yoga moderno diffuso dal maestro K. Pattabhi Jois.
Lo Yoga delle “otto membra” si riferisce al sistema descritto per la prima volta negli “Yoga Sūtra” di Patañjali, testo di riferimento per i praticanti di questa disciplina. Il metodo “yoga su misura”, le pratiche descritte negli altri testi della tradizione dello Hatha yoga, si armonizzano con l’Ayurveda, “la scienza della vita”. Si tratta della medicina indiana, un’antica disciplina tuttora praticata, le cui origini si fanno risalire almeno a tremila anni fa, sebbene alcuni parlino di seimila anni fa. Questa scienza indica la conoscenza “illuminata” di tutti gli aspetti della vita quotidiana affinché sia sana e ottimale, favorendone la longevità. Di questi aspetti la scienza medica occidentale inizia ad occuparsene relativamente da poco tempo. Per la scienza medica indiana la salute della persona non può prescindere dai ritmi del cosmo, della natura. Macrocosmo e microcosmo (il cosmo dentro di noi, in quanto la nostra origine è la medesima) si fondono per formare un unicum in continua evoluzione che richiede un costante adattamento. Anche lo Yoga deve tenere conto di questi cicli e delle caratteristiche fisiche, mentali e spirituali del praticante, della stagione dell’anno, del momento del giorno in cui si pratica e del periodo della vita in cui ci si trova anche anagraficamente parlando.
In qualità di insegnante, durante la lettura dei testi e la recitazione dei mantra (sillabe, gruppi di sillabe o inni e versi di antichi testi sacri) o semplicemente nell’enunciazione delle posture yogiche, āsana, si fa riferimento al sanscrito, la lingua dell’India antica. I suoni di questa antica lingua, la recitazione e il canto hanno un’azione diretta nel placare la mente e condurre a uno stato di pace e serenità profonde. Il suono delle sillabe è importante ancor più della sua comprensione, poiché la traduzione di un termine sanscrito implica un notevole impegno nel trovare la sfumatura linguistica più adatta a quel contesto. Nutro profonda gratitudine e gioia ripensando al primo incontro con Simona Chalikovaite (www.simona-apsara.com), musicista e insegnante di canto indiano e sanscrito, mia insegnante per alcuni anni in Italia e ora in Portogallo, dove risiede. Anche lei mi ha incoraggiata durante lo studio e mi ha fatto vivere esperienze indimenticabili, in particolare durante un corso di pratica vocale e ritmica con il suo Guruji (“maestro” in senso generale e soprattutto in senso spirituale).
Sono stati e sono anni molto intensi durante i quali ho potuto conoscere le realtà, le persone, le tematiche adatte a me in questo momento, per la persona che sono.
La mia formazione scientifica mi fa apprezzare e amare lo studio del funzionamento del corpo attraverso l’anatomia, la chinesiologia applicata agli āsana, e seguire corsi di formazione con insegnanti di esperienza internazionale come J.H. Lasater, Lizzie Lasater, Mary Richards e relazionarsi con studenti di altri paesi è fonte di grande arricchimento oltre che sotto l’aspetto scientifico della pratica yoga anche dal punto di vista culturale, pedagogico e linguistico. Sono altri importanti punti di riferimento nello studio e nella pratica, a loro va tantissima stima e gratitudine.
Non mancano poi le occasioni o la volontaria ricerca nel seguire percorsi formativi nell’ambito del benessere rispetto allo stile di vita, all’aumento della resilienza, alle tecniche di controllo degli stressori, alla gestione delle emozioni (tematica questa molto “sfidante” per noi anime incarnate in questa complessa epoca).
Il viaggio continua e ho in corso un master in posturologia perché alcune limitazioni fisiche possono essere affrontate con strategie diverse e personalizzate, specialmente quando viene intrapreso un percorso individuale dove la valutazione posturale legata ai/ai sintomi, le strategie strumentali e manipolative possono venire in aiuto. Tutto questo nel rispetto delle proprie competenze.
Namaste, Alessandra Sonda